Le differenze tra realtà virtuale e realtà aumentata
Si sente parlare, sempre più spesso, di realtà aumentata e di realtà virtuale, con questi due concetti che vengono associati ad ambiti differenti: ma quali sono, a questo proposito, le differenze che si possono individuare tra la realtà aumentata e la realtà virtuale, soprattutto per quanto riguarda l’esperienza dell’utente finale?
Prendiamo subito in esame quello che è il concetto di realtà aumentata, spesso anche abbreviato con la sigla inglese AR: lo stesso si riferisce essenzialmente a quelle soluzioni che permettono di fornire informazioni aggiuntive a quella che sarebbe la nostra normale percezione della realtà che si trova attorno a noi.
L’esempio classico di quella che può essere la realtà aumentata, è rappresentato dall’aggiunta, attraverso dei dispositivi tecnologici ad hoc (fissi, mobili o indossabili) di informazioni di tipo video e audio, o ancora, di rappresentazioni tridimensionali o scritte, che vanno così a sovrapporsi a quella che è la realtà “normale”.
Una visita all’interno di un museo in cui sono presenti dei reperti, o ancora, un tour negli scavi archeologici, può essere reso più avvincente per il visitatore proponendogli di indossare degli speciali occhiali, le cui lenti possano far comparire delle scritte o immagini didascaliche, facilitando così l’esperienza didattica in loco.
Nel caso invece della realtà virtuale, il risultato dell’interazione tecnologica è ben differente: ciò che si va infatti ad aggiungere (o sottrarre), crea una distorsione tale del contesto che la percezione sensoriale induce la persona a ritenere di trovarsi davvero in un contesto differente, quasi in una dimensione parallela.
In conclusione, si può quindi affermare che nel caso della realtà aumentata, ciò che si offre alla persona attraverso la tecnologia, è un sostegno che aumenta la percezione sensoriale, e invece, nel caso della realtà virtuale, si arriva ad modificare la percezione offerta dai sensi.